Fuga metaforica con Nokia

L’idea della fuga intesa in senso metaforico come allontanamento dal luogo comune mi sembra un ottimo tema da sviluppare e ringrazio Umberto per avermi coinvolto in questa iniziativa promossa da Nokia per il lancio di un advergame relativo al nuovo servizio Ovi Maps.

I luoghi comuni sui kebbabari si sprecano, almeno in Italia e per quello che la mia esperienza diretta mi permette di raccontare.

Si ricordano 5 lontani anni fa quando in una città ben nota del sud, la piazza, come ogni sabato sera, era gremita di gente. Le fatiche scolastiche, universitarie e lavorative della settimana, sembravano essere per tutti un lontano ricordo. L’allegria scorreva a fiumi, come del resto l’alcol. Persino  nei suoi più stretti e remoti affluenti , i vicoli. Ad un certo punto, e ad una ben più che tarda ora, un inaspettato rumore di vetri  rotti irrompe nel caos generale. Il silenzio. Poi le urla. E la rissa comincia. Ovviamente trovarmi in una bolgia infernale del genere, con altre due mie amiche (e se i conti tornano, sommandoci dovremmo essere tre ragazze) in una rissa di piazza non è proprio ideale. Ci dirigiamo verso quei famosi vicoli, e troviamo rifugio presso un “kebbaro”. Kebbabaro in italiano spesso (e purtroppo) è sinonimo di luogo poco sicuro e pieno di brutti ceffi, spesso sudicio e puzzolente. In realtà così non si è rivelato.

Il kebbabaro di turno ci ha dato “asilo” con ospitalità degna delle migliori famiglie meridionali, offrendoci anche da bere e da mangiare. In realtà è un piccolo aneddoto, raccontato forse con troppe parole. Ma è la mia personale e piccolissima fuga dal luogo comune del kebbabaro, troppo spesso indicata come fucina carica tensioni sociali, sulla rotta della caduta dei pregiudizi.